Alla conclusione di questi ragionamenti, dovrebbe essere chiaro che la rete è in primo luogo uno strumento per l'esercizio della Democrazia.
Qualcuno potrebbe obiettare che ci troviamo di fronte ad un paradosso, visto che i fruitori della rete sono molto pochi rispetto alla totalità del Paese, appartengono quasi tutti a ceti medio-alti e hanno alle spalle una cultura informatica.
Questo è vero, ed è per questo che ci si deve sforzare per portare la rete in ogni casa, come il telefono e il televisore.
In Italia sono nate le Reti Civiche, proprio per fornire servizi agli utenti in quanto cittadini.
La rete, a differenza degli altri media, è in grado di dare voce al dissenso (ed anche al consenso) in modo articolato, secondo i paradigmi della complessità, insomma, di avvicinarsi, di tendere al modello della democrazia diretta, dove ciascun cittadino partecipa al farsi della politica, esercita lo strumento più potente in assoluto e più connaturato alla politica: la persuasione.
La rete può segnare la fine dell'era degli slogans, dei referendum e dei sondaggi che rispecchiano solo l'idea che un gruppetto di intellettuali ha delle masse.
Le masse, intese come fronti contrapposti, e la gente, intesa come amalgama indifferenziabile e indistinta, devono acquistare l'esercizio della complessità per ricomporre un popolo di cittadini.
Ecco che ci troviamo al punto da cui siamo partiti: cercando l'Uno abbiamo trovato i Molti e cercando i Molti abbiamo trovato l'Uno; abbiamo cercato l'Uomo trovando la Città, abbiamo cercato la Città e abbiamo trovato l'Uomo.