Il tema ed il lessico del viaggio giocano un ruolo fondamentale nelle filosofie platoniche, tanto che G. Reale usa la metafora della Seconda Navigazione (deuteros plous) come «chiave di volta per l'interpretazione del pensiero di Platone»[1] Questo viaggio ha tre tappe: la prima porta all'Iperuranio, la seconda si sviluppa nell'Iperuranio, la terza porta fuori dall'Iperuranio. (Cfr. Fedro 247 c-e)G. Reale precisa che«Il termine greco hyperouranios è stato considerato dalla cultura occidentale come emblematico e recepito come tale. [...] Si tenga presente che col cielo termina il luogo fisico, e per conseguenza, il sopra-cielo è luogo al di là del luogo, ossia luogo-non luogo, vale a dire la dimensione metafisica dell'Intelligibile»[2] Ma parlare di luogo-non luogo, potrebbe essere fuorviante, perché, semmai, esso è luogo in senso più vero, è luogo potenziato, come del resto l'eternità, in quanto costituisce il modello di cui il tempo è «l'immagine mobile» (Timeo 38 b) è, per così dire, tempo potenziato, tempo tutto insieme e simultaneo, e solo in questo senso, tempo-non tempo.
Dai dialoghi e dalle dottrine non scritte possiamo ricavare la mappa della struttura del reale nel modo seguente: 1) Principi primi e supremi dell'Uno e della Diade 2) Piano delle Idee 3) Piano «intermedio» degli enti matematici e delle anime 4) Piano del mondo sensibile.
La struttura si articola così[3] :
UNO E DIADE PIANO DELLE IDEE Numeri e Figure Ideali Idee generalissime o Metaidee Idee particolari PIANO DEGLI ENTI Oggetti dell'aritmeticaQuesta struttura non deve però farci pensare che Platone intendesse anche i rapporti all'interno dei piani come gerarchici.MATEMATICI Oggetti della geometria piana
Oggetti della stereometria
Oggetti dell'astronomia pura
Oggetti della musicologia
Anima del mondo
Anime in generale
PIANO DEL MONDO FISICO SENSIBILE
Platone è il primo a concepire una struttura complessa che, come abbiamo detto più e più volte, siamo riusciti a comprendere meglio e a formalizzare soltanto attraverso la geometria frattale e la logica sfumata.
Platone spiega le relazioni fra le idee attraverso la methexis, come si vede ad esempio dal passo seguente:
Non dobbiamo applicare l'essere né al movimento né alla quiete, né alcun'altra cosa ad alcun'altra, bensì porle nei nostri ragionamenti come incapaci di mescolanza e di partecipazione reciproca? Oppure le dobbiamo riunire tutte insieme come capaci di comunicare tra di loro? Oppure parte sì e parte no?»[4] Come dice A. Plebe:«E' evidente l'importanza del ruolo che gioca l'idea di partecipazione nella filosofia dell'ultimo Platone. Egli la sfrutta in due funzioni diverse ed entrambe ugualmente importanti: cioè da un lato è grazie al rapporto di partecipazione che le cose sensibili possono rapportarsi alle idee, dall'altro è ancora grazie al rapporto di partecipazione che le specie possono entrare in relazione tra loro e possono aver parte tanto dell'essere quanto del non-essere. Aristotele, nel suo dialogo giovanile Perì ideòn, criticò aspramente, [...] la teoria platonica della partecipazione. Secondo Aristotele, cioè, l'ammettere che le specie, anziché essere ordinate gerarchicamente secondo rapporti di inclusione delle minori nelle maggiori, partecipino invece promiscuamente l'una dell'altra, comporta l'ammettere una mescolanza tra le diverse specie la quale fa invece perdere la loro propria consistenza e individualità.»[5] Già Aristotele dunque è pienamente consapevole che la struttura ontologica dell'Iperuranio platonico è a certi livelli gerarchica, a certi altri no.
Egli però non è in grado di costruire uno strumento (organon) capace di rendere conto della complessità del reale (inteso in senso platonico).
Perché?
Perché soltanto la dialettica nella dimensione dell'oralità, del dialogo, può costruire la mappa completa dell'Iperuranio.
E' necessario infine considerare la connessione che esiste fra Idee e Numeri, secondo quanto dice G. Reale:
per i Greci il numero va sempre pensato non tanto come numero intero, ossia come una sorta di grandezza compatta, bensì come un rapporto articolato di grandezze e di frazioni di grandezze, di logoi, di analoghiai. Se così è, il logos greco risulta essenzialmente collegato con la dimensione numerica, e significa pertanto fondamentalmente "rapporto". Di conseguenza, per i greci risulta del tutto naturale tradurre le "relazioni" in "numeri", e indicare con numeri le relazioni, appunto per questa connessione sussistente fra numero e rapporto. Sulla base di queste precisazioni, ecco quale è la soluzione della difficoltà attorno alla quale stiamo discutendo. Ciascuna Idea risulta collocata in una precisa posizione nel mondo intelligibile, a seconda della sua maggiore o minore universalità e a seconda della forma più o meno complessa dei rapporti che essa intrattiene con altre Idee (che stanno al di sopra o al di sotto di essa). Questa trama di rapporti, dunque, può essere ricostruita e determinata mediante la dialettica, e, per le ragioni spiegate, può essere espressa "numericamente" (dato, appunto, che il numero esprime un rapporto).»[6]
2 Platone, Fedro, a cura di G. Reale, Rusconi Libri, p. 182 nota 983 G. Reale, Storia della Filosofia Antica, Vita e Pensiero, vol. II, pp. 152-153
4 Platone, Il Sofista, a cura di M. Gentile e A. Plebe, La Nuova Italia, p. 78, passo 251 d-e
5 Platone, Il Sofista, a cura di M. Gentile e A. Plebe, La Nuova Italia, pp. 88-89, nota al passo 256 d-e
6 G. Reale, Storia della Filosofia Antica, Vita e Pensiero, vol. II, pp. 116-117