La ale: perdersi nel Metakosmion

Il navigante che non ha una meta precisa, può vagare per ore all'interno del Metakosmion, seguendo il cammino tortuoso segnato dall'associazione delle idee.

Si può partire da un trattato sul gioco degli scacchi ed attraversare l'intera documentazione dei film di Bergmann, poi la collezione dei quadri di Bosch, vedere la mappa dell'Olanda, seguire un corso di Esperanto, saltare in Polonia, poi in Germania, leggere l'ultimo numero di Spiegel, trovarsi catapultati alla Casa Bianca, informarsi sulle ultime mostre feline in California.

A volte si ha la sensazione di aver partecipato ad un bel gioco, a volte invece si capisce di aver perso soltanto del tempo, di aver lasciato l'argomento di partenza mossi dalla curiosità, quasi seguendo il canto delle Sirene.

Non è possibile guardare il labirinto ciberspaziale dall'alto, possederne già la mappa completa, in primo luogo perché ogni stanza mostra soltanto porte chiuse verso le altre stanze, dunque non è possibile sapere se si va verso l'interno o verso l'esterno, se la prossima stanza sarà il talamo o il vestibolo; sulle porte non c'è scritto: ingresso, uscita, porta di servizio, uscita di emergenza, privato od altro; tutte le porte sono uguali.

Torniamo al trattato sul gioco degli scacchi: se trovo la parola chiave scacchiera potrei accedere ad un documento sui pezzi e la loro disposizione (moto centripeto) oppure alla celeberrima partita a scacchi con la morte del Settimo Sigillo di Bergmann (moto centrifugo).

Il primo movimento è centripeto perché può continuare con la serie: valore del pedone-promozione del pedone-mosse della regina...

Il secondo è centrifugo perché, una volta giunti alla partita con la morte, l'argomento scacchistico è esaurito e si prospettano serie di tutt'altro genere: filmografia di Bergmann-cinema nordico... oppure: teatro nel medioevo-sepoltura in luogo non consacrato...

Il navigante a questo punto dovrebbe tornare indietro al suo trattato di scacchi, ma, per esperienza, è molto più facile che si sia lasciato distrarre, che si sia incuriosito al nuovo argomento e che quindi abbandoni del tutto quel primo ambito per trovarsi in luoghi completamente estranei.

Per molti questo è il fascino maggiore della navigazione: un pensiero in costruzione, sempre aperto all'imprevisto, non gerarchico.

Ma ecco di nuovo l'antico inganno: il navigante si crede più libero perché può svincolarsi dalla lettura verticale impostagli dall'autore, ma in realtà è meno libero perché sceglie alla cieca, non sa a che cosa va incontro, e così non sottostà alla volontà ordinante di un autore, ma si sottomette invece alla volontà disordinata e priva di fini di una entità nuova e monstruosa costituita dall'insieme degli autori, non come scrittori di testi ma come indicatori di luoghi.

Ancora una volta il paradosso antisocratico di volere ciò che non si conosce. Forse, il paradosso delle democrazie moderne.

Le porte non dovrebbero essere completamente chiuse, dovrebbero lasciare intravedere gli ambienti su cui si apriranno.

Da una porta socchiusa posso capire se nella stanza ci sono ospiti, e posso scegliere se salutarli o (meschinamente!) andarmene via; però, se la porta è chiusa e io voglio andare nella stanza per prendermi un libro, potrei imbattermi in persone che mi trattengono mio malgrado, anche se poi la conversazione potrebbe farsi estremamente dilettevole.

Una porta socchiusa potrebbe essere un sommario che compare quando si passa sopra la parola chiave e sparisce quando ci si sposta, senza bisogno di lasciare subito il documento di partenza.

Molto più complessa e completa sarebbe l'applicazione di un sistema selettivo, così come prospetttato da Tollander, dove si stabiliscano "distanze concettuali" più o meno grandi a seconda del grado di partecipazione di un argomento secondario ad uno principale.[1] In secondo luogo, non è possibile possedere la mappa completa del Metakosmion perché certe sue strutture si modificano al passaggio dell'osservatore, proprio come la Zona nel film di Tarkowsky: il percorso costruisce il labirinto; a volte non è possibile tornare indietro per la strada di andata perché essa non esiste più.

Nel Metakosmion il tempo si solidifica in luogo e lo spazio si sublima in tempo.

Non è possibile fare previsioni, avere la certezza di raggiungere la meta.

Vorrei concludere questa parte citando un meraviglioso saggio di P. Collini sulla Wanderung dei Romantici, che si adatta perfettamente alle peregrinazioni, alla ¥lh del navigatore ciberspaziale.

Nei tempi in cui la psiche era orientata escatologicamente anche i viaggi lo erano. Dagli abissi infernali si perveniva nella regione celeste e ad un lungo e periglioso viaggio in mare seguiva l'approdo alla 'nova terra', l'isola felice, Itaca...

Nella Wanderung romantica iniziano invece a tacere le sirene del ritorno e della meta; quelli che per il viaggiatore sono meri interluoghi, tappe, stazioni, sono per il Wanderer tutto, mentre un'ombra luttuosa grava per lui su tutto ciò che è compiuto. E' questo interregno - senza però che il regno venga -, questa terra di nessuno prima delle cose ultime - senza però che queste intervengano -, che costituisce lo spazio della Wanderung.

E' in questo spazio intermedio, in cui sono crollati templi e oracoli, che il Wanderer trova la sua patria, la sua vita.»[2]



1 Cfr. C. Tollander, Congegni collaborativi per Ciberspazi con più partecipanti, in AAVV, Cyberspace, a cura di Michael Benedikt, Muzzio Nuovo Millennio, pp. 313-341

2 P. Collini, Wanderung. Il viaggio dei Romantici, Cafoscarina, quarta di copertina

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