La rete telematica offre un modello nuovo di media rispetto alla stampa, alla radio e alla televisione.
Mentre i mezzi di informazione tradizionali sono verticali e monodirezionali (broadcast), la rete è invece orizzontale e bidirezionale (reticolo).
Ciò significa che una testata giornalistica, ad esempio, possiede una redazione centralizzata, che diffonde da un unico punto o da un numero ben definito di punti il proprio prodotto. Inoltre i lettori, o nel caso della TV, gli spettatori, non possono se non in misura minima (lettere al direttore, telefonate in trasmissione) intervenire nel processo informativo, tenendo conto che è la redazione che concede, che sceglie a chi dare la parola e a chi no.
La rete invece funziona in modo molto diverso.
Ogni nodo può diventare sia ricevente che trasmittente, rinviando al documento originale, con aggiunta di commenti, smentite, collegamenti ad altri documenti propri e altrui.
Potenzialmente ogni utente è, de iure, nello stesso tempo lettore e redattore, autore ed editore.
In questo sistema non esistono né selezioni né tagli.
Sta al navigante decidere che cosa leggere/guardare e che cosa no, dove fermarsi e dove dare soltanto un'occhiata, quando sia opportuno risalire alla fonte originaria (sempre reperibile) e quando sia sufficiente accontentarsi di un commento, magari di una falsificazione.
Sarà chiaro a tutti che un sistema di questo genere richiede un navigante esperto che in primo luogo sia un cittadino preparato.
Lo sviluppo della rete dovrebbe portare dalle democrazie di massa alle democrazie elettroniche, dove cioè si prometta
l'esercizio di una volontà collettiva in cui a vincere non sia più il rapporto di forza tra masse frontalmente contrapposte, la risibile convinzione che la quantità dei più numerosi sia più saggia e capace di governo rispetto alla quantità dei meno numerosi. [I new media] consentono la percezione delle sfumature dei vari sì e no in cui ogni decisione qualitativa si scompone.»[1] Presto la rete renderà visibili i limiti gravissimi degli attuali strumenti di indagine sociale: per esempio, le statistiche.
La statistica nasce in seno al pensiero positivista, e quindi assume di esso alcuni principi fondamentali, come: linearità del tempo, quindi monodirezionalità del rapporto causa-effetto, principia individuationis stabiliti sulla realtà fenomenica e soprattutto discretezza dei concetti.
Questo ultimo punto è importantissimo e merita particolare attenzione.
Il pensiero positivista e neopositivista ha portato alle estreme conseguenze quel processo secolare che ha separato la formulazione logica dall'espressione dia-logica.
La logica dice: posto a, allora b.
La dia-logica dice: posto a, allora b; tuttavia a...
La dia-logica parte da premesse, arriva a conclusioni, scambia fra di loro conclusioni e premesse, corregge e completa le une e le altre, e in questi cicli aggiusta, per così dire, il tiro.
La logica usa un numero molto limitato di strutture del pensiero e del linguaggio (se...allora...altrimenti; e... e...; o... o...; non...); la dia-logica invece le sfrutta tutte (affinché...; tuttavia... etc.)
In questo modo, tramite cioè il pensiero discorsivo, è possibile conservare le sfumature, avvicinarsi in grado maggiore alla realtà.
Si obietterà che la logica, per porsi come fondamento della scienza, deve necessariamente avvalersi di un linguaggio altamente formalizzato.
L'obiezione è più che legittima, ed è per questo che occorrono dei nuovi criteri per la formalizzazione, criteri che tengano conto però della complessità del reale.
Allo stesso modo in cui un atomo è una costellazione di particelle, il sistema solare è una costellazione intorno a un astro, così noi abbiamo bisogno di pensare per costellazioni e correlazioni di concetti.»[2] Per formalizzare queste nuove (anzi, antichissime) strutture del pensiero, tanto da renderle operative anche su elaboratori elettronici, ci vengono in aiuto la fuzzy logic e le reti neurali.Evidentemente non possiamo che accennare brevemente a queste due discipline, rimandando a saggi introduttivi citati in bibliografia.
La fuzzy logic, o logica sfumata, si basa sulla consapevolezza che
il modo di ragionare umano e le scelte che vengono di conseguenza compiute ben poche volte sono dettati da forme logiche di 'vero' e 'falso'.»
Quasi sempre si rifanno ad affermazioni imprecise e non determinate.
Quindi, dal confronto fra le curve generate dalla logica booleana (e dunque tradizionale) e quelle generate dalla fuzzy logic si nota che la prime variano in modo "discreto" tra i valori binari 0 ed 1 mentre le seconde variano con continuità nell'intervallo dei valori compresi tra 0 ed 1. [3] A loro volta, le reti neurali si basano su un reticolo di unità che, ricevuti alcuni dati in ingresso, producono dati in uscita interagendo le une sulle altre e distribuendo quindi le fasi del processo su tutta la rete nel suo insieme.A differenza dei sistemi tradizionali, la rete non va "programmata" ma va "addestrata", è essa stessa cioè che si autoregola e si autoorganizza.
La rete neurale ha il vantaggio di essere resistente al rumore, e quindi in grado di operare anche in presenza di dati incerti, incompleti o leggermente errati, ed il vantaggio di essere resistente al degrado, cioè in grado di operare anche in presenza di guasti o parti difettose.[4] Combinando la fuzzy logic con le reti neurali ed inoltre agli algoritmi genetici, si ottiene «una metodologia che ambisce a valutare, decidere e calcolare in un ambito impreciso e vago, emulando la capacità degli esseri umani di eseguire attività sulla base della loro esperienza».[5] Si può ora concepire la rete telematica come una gigantesca rete neurale i cui nodi sono i naviganti stessi, che interagiscono tra di loro secondo una logica sfumata, cioè facendo richieste a volte vaghe e imprecise e ricevendo risposte a volte determinate, a volte parzialmente errate o incomplete...Tutta la rete telematica è dunque concepibile come una unica, grande macchina di pensiero.
2 E. Morin, Introduzione al pensiero complesso, Sperling & Kupfer, p. 72
3 Cfr. Virtual n. 15, pp. 32-35
4 Cfr. A. Mazzetti, Reti Neurali Artificiali, Corso per RAI-TELEVIDEO
5 Virtual n. 15 p. 33indietro